Politica e logge massoniche

03 Ott 2018

Siamo in aula e si discute sul disegno di legge a firma Fava per dichiarare l’appartenenza o meno a logge massoniche. Noi per dare un segnale abbiamo appena consegnato le nostre 20 dichiarazioni di non appartenenza.

“L’identità è il frutto di interazioni sociali che di radica, si nello spazio privato ma poi si esplicita e si identifica nello spazio pubblico…l’identità è un processo che non opera solo per accumulazione ma anche per selezione e riduzione” ( Stefano Rodotà)

Con queste parole Rodotà ci parla di correttezza morale, l’identità di una persona non può essere affidata solo a nome e cognome o alla foto corredata da un minimo di descrizione fisica come colore degli occhi e dei capelli e altezza. Il documento non è sufficiente a dare contezza di sé tant’è che in alcuni Stati come per esempio Stati Uniti o gran Bretagna , non corre l’obbligo della identity card.
Per un personaggio pubblico l’identità personale è strettamente legata a certe logiche di appartenenza a gruppi o categorie che possano configurare una limitazione della libertà personale per aderenza e conformità a modelli chiusi. Questa considerazione sicuramente consente di illuminare il senso e la portata di questa norma, mette la persona nelle condizioni di non perdere il potere di controllo sulla propria identità. Non dichiarare la propria appartenenza alla massoneria corrisponde al voler legittimare la possibilità di non rispondere alla propria volontà e far svanire le garanzie che dovrebbero accompagnare un soggetto politico nel delicato ruolo di cura del bene pubblico. C’è uno stretto rapporto tra l’identità della persona e l’integrità, questa si custodisce se la persona non viene forzata dentro schemi identitari che sfuggono al suo controllo.
Se la si vuole nascondere è solo per cogliere un’opportunità di sopravvivenza politica.
Solo con la trasparenza i diritti fondamentali dei cittadini possono ottenere riconoscimento e attuazione.

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