Cos’è e qual è la vera antimafia? Quella vera e non la cosiddetta antimafia di facciata che invece inzozza i nomi e i veri valori di chi con tutte le proprie forze e con la propria anima combatte la criminalità organizzata? Lo chiedo e me lo chiedo da giorni, seguendo la vicenda di Enrico Colajanni, fondatore dell’associazione anti racket Libero Futuro, che nelle scorse settimane, facendo un duro e prolungato sciopero della fame, ha protestato contro la decisione della Prefettura di Palermo che ha cancellato ben quattro associazioni antiracket del circuito di Libero Futuro. Il prefetto Antonella De Miro ha cancellato l’associazione di Colajanni perché figurerebbero persone vicine ad ambienti mafiosi. Un’accusa che trovo infondata e infamante e che non può non vedermi affianco a Enrico nella sua lotta, conoscendo la persona e non avendo dubbio sulla sua assoluta limpidezza e moralità, ma che mi porta allo stesso tempo ad alcune riflessioni più generali, anche rispetto al ruolo che la politica stessa sta avendo negli ultimi anni di fronte all’impegno antimafia. Anni in cui l’antimafia di gente come Antonello Montante, di Salvatore Campo e di tutti quelli che l’hanno sporcata, l’ha fatta da padrona; gente che si è dimostrata più collusa di tutti i mafiosi, ed è anche per colpa di personaggi come questi che mi chiedo proprio cosa ne sarà delle associazioni della vera antimafia. Viviamo infatti in un momento di diffidenza e sospetto, nel quale si sono minate le fondamenta di un sistema sociale e culturale fatto di anni lotte, che ha visto momenti di sensibilizzazione dentro le scuole e non solo, che ha visto le associazioni presenti nell’affiancamento delle vittime imprenditori del racket. Cosa ne sarà di queste associazioni? E di certo anche la politica non sta aiutando per nulla a ricostruire una immagine salda e di fiducia per la lotta alla mafia, gli aiuti che in passato venivano dati alle associazioni sono andati via via scemando, quindi queste non hanno più la forza di operare perché non possono mantenere le varie e necessarie figure professionali. E nel frattempo, non ultimo, la Regione Sicilia convoca le associazioni antimafia in commissione Cultura, riducendo e paragonando questo contributo alla stessa stregua dei contributi delle sagre o delle regate, svilendo di fatto il valore anche simbolico e sociale delle associazioni stesse che vengono inserite dentro il calderone degli eventi culturali. Solidarietà a Enrico Colajanni: anche se sono certa e capisco benissimo che il prefetto abbia agito secondo legalità, non posso non pensare come questa interdittiva sia frutto di macchinazione, dal momento che in questi anni il suo lavoro ha dato fastidio alla criminalità organizzata perché ha scoperchiato parecchi nervi. Trovo tra l’altro del tutto probabile che chi lavora con l’antimafia abbia un approccio con dei criminali pur non sapendolo, ed essendo questi fatti non comprovati da nessuna indagine, in situazioni di questo tipo lo Stato dovrebbe proteggere queste persone. Sono certa che Colajanni insieme alle centinaia di imprenditori che hanno avuto il coraggio di ribellarsi alla mafia non si fermerà davanti a niente ma anzi si rialzerà ed andrà avanti a testa alta.
24
Gen
2019