Il primo tentativo di Salvini, della primavera 2019, di costruire la Lega in Sicilia partendo dalla base e puntando su persone non legate alla classe politica del passato, è fallito: si può parlare serenamente di un vero e proprio aborto spontaneo.
In Sicilia non c’era trippa per Salvini; i siciliani hanno aborrito l’idea di consegnarsi spontaneamente nelle mani dei lombardo-veneti. Le avanguardie leghiste in Sicilia, scelte allora, personalmente, dall’uomo dei mojito, si sono rivelate troppo disarcionate per poter rappresentare un partito aggressivo, virulento e sfacciatamente nordista.
Chiaramente serviva altro: serviva gente di comprovata “esperienza”, serviva gente “incollata” da decenni alle poltrone, portatori di acqua coi sacchi pieni di voti “in bianco”, servivano veri “professionisti”.
Insomma, Salvini è stato convinto dal redivivo Berlusconi che in Sicilia, serviva la soluzione FRANCHISING, e, lasciatecelo dire, Berlusconi sa cos’è il franchising e cos’è il commercio in politica.
E, quindi, abbiamo assistito alle piroette di Gianfranco Miccichè. Dapprima, assolutamente antileghista, in difesa di noi terroni, delle Ong e dei migranti sequestrati da Salvini sulle barche davanti ai porti chiusi. Tanto antileghista da sventagliare dichiarazioni allarmanti ai mass media di tutta Italia: lui si sarebbe anche immolato contro “la calata degli Unni in Sicilia”. Addirittura, si era lanciato nell’annunciare la ricostruzione di un Partito del Sud. Poi, Berlusconi, al solito, ha fatto un fischio e ha sistemato le cose.
Ed ecco spuntare il nome di Nino Minardo, berlusconiano doc, al lavoro per la costruzione del “tavolino a 4”.
Si sono messi con quattro sedie vicini vicini, Salvini d’accordo, e i partiti del centrodestra siciliano hanno firmato il contratto di franchising con la Lega. Un “contratto politico” che vale il 30% in Italia ma in Sicilia forse, nonostante tutto, solo il 10.
La Lega, quindi, qui da noi, ha praticamente consegnato il suo “simbolo” al vecchio, intramontabile, immarcescibile e clientelare centrodestra siciliano. Da cosa si evince? Troppo semplice: dalla prima foto di gruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana, con Orazio Ragusa da Forza Italia, la Caronia dagli Autonomisti, Bulla dall’Udc e Catalfamo da Fratelli d’Italia.
Ecco perché parliamo di FRANCHISING. Non c’è stata nessuna “conversione” politica di Minardo&Company alla Lega, nessun progetto nuovo, nessun ragionamento fondato sulla riflessione politica, nulla, niente, men che meno di zero di tutto ciò. Hanno solo ed esclusivamente cambiato il simbolo sui bigliettini da visita, davanti alle loro segreterie politiche e hanno appeso la nuova insegna luminosa, come una sorta di stella cometa, davanti al negozio del partito: prima c’era scritto “Siamo solo Noi” e ora c’è scritto “Noi con Salvini”.
Ci rimane tuttavia il dubbio se questa operazione di franchising sia, effettivamente, in regola con le norme sul RICICLAGGIO (politico, s’intende).
Può un nuovo negozio aprire con tutto il vecchio personale, con tutta la vecchia mercanzia, con tutti i vecchi debiti, con tutte le vecchie contumelie che l’hanno portato alla chiusura? I clienti elettori, siciliani, non se ne accorgeranno? Siamo veramente messi così male?
09
Gen
2020