Non si capisce se sono 40 o 60 i milioni di euro che la Regione scuce annualmente per gli affitti dei propri uffici regionali. Le cifre – sembrerà assurdo, me ne rendo conto – non tornano proprio, in considerazione soprattutto delle dichiarazioni dell’ex direttore regionale, Tuccio D’Urso, oggi coordinatore della struttura tecnica regionale per l’emergenza Covid. Ecco perché è immediatamente indispensabile un’operazione trasparenza in Commissione Bilancio in Parlamento siciliano.
15
Feb
2021
L’ex direttore infatti ha parlato pubblicamente di 60 mlioni di euro l’anno pagati in totale per gli affitti dalla Regione, di cui 40 milioni pagati al Fiprs (Fondo immobiliare pubblico della Regione siciliana), numeri che però sono nettamente diversi da quelli che a gennaio del 2019 lui stesso ci fornì rispondendo ad una nostra interrogazione parlamentare. Allora disse che la cifra era di 40 milioni di cui solo 24 destinati al Fiprs.
Quindi, delle due l’una, non ci si può di certo sbagliare di 20 milioni di euro su 60! È un’assurdità. D’Urso deve chiarire se si è lasciato andare nello sparare numeri a casaccio, oppure dovrà essere Musumeci a spiegare com’è possibile che le spese di “affitto locali” negli ultimi 2 anni siano lievitate così paurosamente.
E poi vorremmo anche capire cosa c’è dietro e dentro al Fiprs. Questo Fondo infatti sembra gestisca quasi 6 miliardi di patrimonio immobiliare ed è costituito per il 65% da quote della Trinacria Capital Sarl e Sicily Investments, due società siciliane gestite da anonimi possessori e che hanno sede fiscale in Lussemburgo, quindi in un paradiso fiscale, e per il restante 35% dalla Regione siciliana stessa.
Un consolidato sistema di scatole cinesi in salsa lussemburghese di cui si sta occupando la Commissione Antimafia Regionale.