Il 23 maggio stiamo insieme, a 28 anni dalla ‘Strage di Capaci’ #PalermoChiamaItalia al balcone!

23 Mag 2020

Oggi, 23 maggio, appendiamo un lenzuolo bianco alla finestra e alle ore 18.00 affacciamoci al nostro balcone per celebrare il coraggio di chi in questi mesi si è prodigato per il bene del nostro Paese anche a rischio della vita.
Medici, infermieri, operatori della protezione civile, farmacisti, operai, commesse dei supermercati, rider, trasportatori, autisti e tutti coloro che sono rimasti al loro posto per permetterci di andare avanti.
Eredi morali di tutte le vittime della mafia che ci hanno insegnato che solo con l’impegno individuale si raggiunge il bene collettivo. 

“La mafia non si combatte con la pistola, ma con la cultura”. (Felicia Impastato)

Giovanni Falcone è stato un magistrato italiano che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia senza mai retrocedere di fronte ai gravi rischi a cui si esponeva con la sua innovativa attività investigativa, mosso da uno straordinario spirito di servizio. È stato tra i primi a identificare Cosa Nostra in un’organizzazione parallela allo Stato, unitaria e verticistica, in un’epoca in cui si negava generalmente l’esistenza della mafia e se ne confondevano i crimini con scontri fra bande di delinquenti comuni.

Grazie al suo innovativo metodo di indagine ha posto fine all’interminabile sequela di assoluzioni per insufficienza di prove che caratterizzavano i processi di mafia in Sicilia negli anni ’70 e ’80. Il metodo si avvale di indagini finanziarie presso banche e istituti di credito in Italia e all’estero e permette di individuare il movimento di capitali sospetti. Esso è tuttora adottato a livello internazionale per combattere la criminalità organizzata.

Rigore investigativo, indagini finanziarie ed estrema capacità di coesione all’interno del gruppo che è passato alla storia come il “Pool Antimafia”: queste le caratteristiche che hanno permesso la realizzazione del primo maxiprocesso a Cosa Nostra.
Uno straordinario lavoro di un manipolo di magistrati guidati da Giovanni che approdò al dibattimento pubblico e che vide alla sbarra 475 mafiosi, tra boss e gregari.
Esemplare la sentenza, che consentì alla magistratura di condannare all’ergastolo l’intera direzione strategica di Cosa Nostra. Accuse poi confermate fino in Cassazione.

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