#SmartWorking: oggi emergenza domani opportunità

19 Mar 2020

Governo e sindacati hanno firmato un protocollo di sicurezza per il contrasto e il contenimento della diffusione del coronavirus. Un accordo fondamentale per tutelare la salute dei lavoratori, che consentirà a tutte quelle attività che si potranno svolgere presso il domicilio, di continuare  regolarmente con una soluzione di lavoro agile o smart. 

Lo #SmartWorking in questi giorni è diventato una necessità. Una precauzione importante per cercare di ridurre al minimo le possibilità di contagi e un freno alla caduta libera dell’economia, il lavoro a distanza non può essere la soluzione per “bloccare” l’epidemia ma, con l’impegno di tutti, può rappresentare una misura per ridurre rischi, attenuare disagi e contenere gli enormi danni economici e sociali che questa emergenza rischia di causare. Anche in ambito PA, il Governo ha emanato un decreto legge (n.6 del 23 febbraio 2020) che incentiva e agevola l’accesso allo Smart Working, la cosiddetta Direttiva Dadone, misure che oggi, con il Decreto Cura-Italia, varato dal governo, vengono ulteriormente rafforzate: il lavoro agile diventa la regola nella PA per tutta la durata dell’emergenza. In questo scenario, numerose aziende hanno messo a disposizione soluzioni e servizi per introdurre lo Smart Working e vivere questo particolare frangente come un’opportunità per sperimentare nuovi metodi di lavoro, nuovi strumenti e canali digitali, pur nella sua criticità e complessità.

Lo smart working è una vera e propria filosofia manageriale, rimuovendo vincoli e modelli inadeguati, legati a concetti di postazione fissa e ufficio, che mal si sposano con i principi di personalizzazione, flessibilità e virtualità, si basa su un rapporto tra dipendente e datore di lavoro organizzato per fasi, cicli e obiettivi. Una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività. Si innesca in un percorso di profondo cambiamento culturale e richiede un’evoluzione dei modelli organizzativi aziendali, un nuovo modo di lavorare che consente un miglior bilanciamento tra qualità della vita e produttività individuale, è quindi anche il risultato di un sapiente uso dell’innovazione digitale a supporto di approcci strategici che puntano sull’integrazione e sulla collaborazione tra le persone. Lavorare in Smart Working non vuol dire soltanto lavorare da casa e utilizzare le nuove tecnologie, prevede soprattutto la revisione del modello di leadership e dell’organizzazione, rafforza il concetto di collaborazione, genera relazioni che oltrepassano i confini aziendali, stimola nuove idee e quindi nuovo business.

I benefici non sono solo per le imprese: per i lavoratori, anche una sola giornata a settimana di remote working può far risparmiare in media 40 ore all’anno di spostamenti e per l’ambiente, invece, determina una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno, considerando che in media le persone percorrono circa 40 chilometri per recarsi al lavoro e ipotizzando che facciano un giorno a casa di lavoro da remoto. Fino a poco tempo fa, chi faceva smart working in Italia era un’esigua minoranza, appena il 16% nella pubblica amministrazione. Ma ora, con l’emergenza sanitaria in corso, tutto è cambiato e anche le aziende più refrattarie e poco inclini al cambiamento, hanno dovuto adeguarsi. Nonostante la meravigliosa retorica sul poter lavorare ovunque ed essere agili, questa crisi ha portato alla luce una serie di sfide inaspettate. I datori di lavoro ad esempio si sono trovati all’improvviso a dover potenziare la fiducia nei confronti dei dipendenti. Ma anche i lavoratori, a loro volta possono dimostrare che, la produttività non solo resta invariata ma può anche migliorare.

Questa modalità di lavoro, in questi giorni legati all’emergenza, ha riempito un posto nuovo nella nostra vita. Il nostro compito, quando torneremo alla normalità, sarà quello di provare a trasformare un provvedimento emergenziale in un obiettivo. La chiave di volta? Cambiare i concetti di fruizione del tempo e dello spazio per favorire nuovi modelli di lavoro più efficaci ed efficienti, in grado di superare vecchie abitudini che non possono appartenere al futuro, nel settore pubblico come in quello privato. In definitiva, non sappiamo come potrà essere il lavoro dopo il coronavirus, ma è molto probabile che sarà diverso. Diverso per ciascuno di noi e quindi diverso per tutti.

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