La cicala e le formiche

07 Set 2019

Abbiamo un nuovo Governo nazionale, presieduto sempre da Giuseppe Conte, ma con molti nuovi ministri e un’altra formazione politica che lo regge al posto della Lega.
Sembra inverosimile ciò a cui abbiamo dovuto assistere, attoniti: l’impazzimento del ministro Salvini, tronfio di potere acquisito sulle spiagge di mezza Italia, urlante come un duce 2.0 che reclamava pieni poteri, addirittura; la sua sfiducia al Governo Conte, direttamente lanciata da facebook, senza alibi, senza alcuna motivazione plausibile, senza avere neppure il coraggio di dimettersi; la marcia indietro, ingranata da lui stesso, appena compresa l’impossibilità del tornare alle urne, e l’offerta della Presidenza del Consiglio a Di Maio, senza alcun pudore, pur di rimanere ancora a galla.
Un uomo, l’ex ministro dell’Interno, che si è fatto conoscere da tutta Italia per l’assoluta mancanza di equilibrio e di lungimiranza. Ha gridato, dimenato rosari, mischiato politica, comizi, mojiti e religione, da palchi elettorali e spiagge alla moda, passando dalle felpe della polizia ai bermudoni hawaiani.

È accaduto tutto, fortunatamente, ad agosto e, forse, è stata la cosa migliore che potesse succedere a tutti noi, al Paese e all’economica reale; quell’economia reale che non ha proprio interesse per i post sui social o per i selfie dell’ex ministro con la ragazza sulla spiaggia. In 31 giorni, estivi e balneari, un governo è crollato ed un altro è stato rimesso in piedi. Sembra sconcertante, sembra incredibile, ma è andata proprio così.

Ora, c’è un’altra strada da percorrere. Ci siamo lasciati la Lega alle spalle, ferma al bivio, e abbiamo da tracciare un nuovo modo di procedere politicamente con il Partito Democratico. L’esperienza appena conclusa ci ha lasciato delle cicatrici profonde. Ferite che devono essere vissute come ricchezze, come risorse. Non siamo professionisti dei palazzi e quindi ci sta che si sarebbero potuti fare degli errori: abbiamo tenuto un profilo di leale collaborazione, fino alla fine, con chi ci pugnalava quotidianamente; abbiamo esibito, tante volte, la caparbietà, condivisibile, di recuperare un rapporto che non poteva non finire con un divorzio; siamo stati solo spettatori di un Giuseppe Conte che chiudeva, giustamente, ogni piccolo spiraglio di ritorno in campo affianco alla Lega di Matteo Salvini; non ci siamo dimostrati all’altezza dello scontro mass-mediatico messo in atto dall’apparato informativo in generale, tutto proteso su Salvini, né tantomeno di quello gestito direttamente dai leghisti; abbiamo ceduto quotidianamente terreno utile e irrinunciabile ai “nuovi barbari” (cit. Beppe Grillo), senza ragionevole motivazione, sulla solidarietà, sulla cultura, sull’onestà intellettuale in politica.

Durante la crisi, altresì, abbiamo recuperato lucidità e respiro; abbiamo ricominciato a comportarci come formichine coraggiose, al contrario delle solite stupide cicale di destra e di sinistra che invece frinivano come impazzite, chi per avere un posto al sole e chi per consegnare il Paese al peggiore sventurato di turno. È stata, d’altronde, l’occasione per tornare a godere di Beppe Grillo, nel suo ruolo insostituibile di garante e sprone per tutto il Movimento e per tanto elettorato 5 stelle. Beppe, come sempre fra l’altro, ha saputo recuperare centralità in un attimo, è riuscito ad accompagnarci verso la novità del contesto attuale, ci ha dato la spinta determinante per affrontare il cambiamento “mentale” di questi ultimi giorni. Il Movimento, attorno a Beppe Grillo, diventa veramente un monolite.

Molti di noi, tuttavia, sono delusi dal rapporto che siamo stati costretti a costruire con il vecchio Partito Democratico. Dei numerosi ministeri ceduti, dei vari sacrifici chiesti a nostri ex ministri, delle tante posizioni chiave occupate da esponenti del Pd che non appaiono per nulla in discontinuità con le vecchie dinamiche dei governi Letta, Renzi, Gentiloni.
Sentiamo sulle nostre spalle la responsabilità di una visione politica che è rimasta, finora, incompleta, ovvero “cambiare, rinnovare, rivoluzionare il Paese in autonomia”, con l’unica alleanza coerente possibile, quella esclusivamente sottoscritta con una maggioranza di comuni cittadini. Ciò finora non si è potuto, e saputo, realizzare; non siamo riusciti a ottenere la fiducia che sarebbe necessaria: inutile girarci attorno, per non lasciare il governo ad altri abbiamo bisogno, per ora, di governare con formazioni/partiti politici che vogliano condividere alcune parti del nostro programma. Ecco perché è necessario diventare consapevoli, sedimentando profondamente questa coscienza, che il Movimento 5 Stelle è “post-ideologico”.
Esattamente fuori dalle logiche, strumentali, della destra e della sinistra.
A parte la stella polare della promozione e della concretizzazione della “democrazia diretta”, non siamo schiavi di “sistemi ideologici”, non siamo in ginocchio rispetto a “verità rivelate”. Il nostro approccio alla politica è laico. Idee buone e utili al bene comune contro schematismi dogmatici, interessi speculativi e la stupidità dei trogloditi di questo nuovo millennio.

Si tratta, comunque, di ricominciare a lavorare immediatamente come piccole, determinate e caparbie formiche. Ogni giorno, in ogni ministero, in ogni commissione, in ogni piccolo comune, un chiaro obiettivo raggiunto, o da ottenere, deve essere la nostra meta, la nostra buona stella.

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