Ovvero la presa dell’assessorato regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana da parte della Lega Nord.
Matteo Salvini lo ha detto chiaro: “Avremo l’onore di gestire le soprintendenze provinciali e quella del Mare”. Questo è il vero obiettivo politico e strategico della Lega Nord all’interno della giunta regionale guidata da Nello Musumeci. Ovviamente non gliene frega nulla della cultura, dell’identità della nostra Isola, delle tradizioni e dei nostri costumi; nulla del patrimonio monumentale e artistico, del barocco e della storia arabo-normanna.
Come va continuando a ripetere anche il luogotenente lumbard di Salvini in Sicilia, Stefano Candiani, già segretario della Lega Nord in provincia di Varese dal 2007 al 2011: “Adesso non servono scienziati (al posto di Sgarbi e di Tusa…) semmai servono buoni amministratori (sic!) perché vanno SBLOCCATE migliaia di pratiche nelle soprintendenze”. Quindi il messaggio che spregiudicatamente stanno facendo passare, tramite il commissario varesino, è ancora più esplicito, tradotto dal politichese diventa più o meno questo: Non preoccupatevi di lacci e lacciuoli, di ritrovamenti archeologici e di vincoli paesaggistici, di aeree tutelate e valorizzazione del territorio. Noi in quell’assessorato costringeremo le soprintendenze a sottostare alle decisioni politiche del nostro assessore.
La Lega pertanto sta puntando a quello che è uno snodo chiave del potere della Regione: le #soprintendenze e tutto quello che da questi uffici passa. Come autorizzazioni e pareri non solo per piccoli interventi nei centri storici ma anche per insediamenti industriali e imprenditoriali. Una partita non da poco e che vale milioni di euro di investimenti: basti pensare che il termovalorizzatore che A2A voleva realizzare nell’ex centrale di San Filippo del Mela, investimento da 320 milioni di euro, è stato fermato da un parere delle sovrintendenza di Messina. Se ponessimo l’accento su questi aspetti, davvero inquietanti, riusciremmo a far emergere che dietro alla nomina di un assessore della Lega di Salvini c’è molto altro e che la protesta del popolo siciliano non è confondibile a tifoseria da stadio ma al rischio concreto di diventare ostaggi e testimoni indifesi di danni ambientali e paesaggistici irrecuperabili.