Ogni anno “l’inizio delle scuole” segna un passaggio netto fra due stagioni e un cambiamento radicale nel ritmo della vita di ognuno di noi e delle nostre famiglie.
È un avvenimento necessario, non rinviabile; serve a tutti. Passiamo da una fase di pausa e di riposo, quasi introspettiva, ad una modalità di vita rivolta più all’attenzione di ciò che ci arriva dagli altri, dalla società di cui facciamo parte.
Auguro, pertanto, agli studenti, ai genitori, ai nonni e alle famiglie di riuscire a far diventare questo “ricominciare” una sorta di occasione per vivere più intensamente le relazioni all’interno delle proprie famiglie e di contemporanea apertura verso la comunità scolastica che d’incanto si ricompone, come sempre, verso ogni metà settembre.
Un pensiero particolare non può non andare a tutti quei genitori e figli che affrontano quotidianamente le difficoltà della disabilità o del disagio derivante da malattie specifiche. So, chiaramente, dei problemi irrisolti che sono costretti quotidianamente ad affrontare e continuerò a battermi affinché si superino le inique “barriere” burocratiche ed economiche di sempre, che troppe volte sono solo ostacoli legati ad inerzia e a stupida superficialità.
Un altro augurio va ai colleghi insegnanti e a tutto il personale della scuola.
Quello della formazione dei nostri bambini e ragazzi, e dell’educazione, è un settore strategico ed essenziale ma troppe volte la politica non se ne occupa con lo spirito giusto.
Conosciamo tutti i ritardi nel servizio delle mense, per il trasporto scolastico, nella manutenzione degli stessi edifici, ma non bisogna demordere; bisogna continuare a pretendere dalla politica scuole all’altezza del compito. Una scuola protesa verso l’innovazione, nuovi modelli di apprendimento, più attività all’aperto, più rispetto per il benessere fisico e quindi le attività sportive, una maggiore attenzione ad una sana alimentazione, con prodotti a km zero e liberi da veleni; una scuola più integrata alle discipline culturali e artistiche, con il teatro e la musica; insomma una scuola più ricca di idee e di stimoli. Non è di certo la pesantezza di uno zaino che farà di un bambino un bravo uomo del domani.
Allo stesso tempo è necessario battersi per i diritti degli insegnanti e di tutto il personale scolastico. Non è possibile che uno Stato “civile” chieda sforzi enormi alla scuola senza avere giusta cura di coloro che sono chiamati a costruirla quotidianamente. Come si continua a ripetere da più parti, serve un esercito di “maestri” e di “maestre”. Tutto il resto arriva dopo.
L’ultimo pensiero lo rivolgo alla memoria dei piccoli Alessio e Simone, strappati alle loro gioie dalla violenza ubriaca di persone incapaci di sentire la delicatezza del nostro intimo vivere. Due cuginetti vittime proprio della negazione della cultura e dell’assenza di ogni forma di educazione civica.
La scuola deve saper essere anche luogo di innovativa riflessione, come fra l’altro già successo a Vittoria, sui valori fondamentali delle nostre comunità. Dalle scuole riparte la costruzione di un futuro sano e di progresso civile.