Una data importante, necessaria ad una intensa riflessione, interiore e collettiva, anche se, purtroppo, i fatti di cronaca ci ricordano ogni giorno questa barbarie perpetrata nei confronti di noi donne.
Modi e comportamenti inqualificabili di sopraffare un’altra persona fino a ridurla in condizione di dipendenza psicologica, di paura, di terrore; fino ad annientarla del tutto, fino a privare i suoi stessi familiari di una figlia o i figli di una madre.
La violenza estrema, sta in questo paradigma: “Se non posso averla io non deve averla nessun altro, pertanto la uccido”. Ciò non è malattia; non giustifichiamo queste situazioni mettendo avanti il paravento della malattia; è disumanità, è crudeltà, è adesione a retaggi culturali privi di qualsiasi forma di considerazione e rispetto per la donna in quanto tale. Qualcuno purtroppo tutto questo lo chiama “eccesso di amore”. Chi continua a pensarlo, se non a dirlo, è complice, non c’è dubbio.
Ma la violenza, la sopraffazione, la volgarità è anche sul posto di lavoro. Il “sistema”, anche istituzionale, ancora oggi tende difatti a non permettere alle donne di ricoprire ruoli di prestigio, incarichi di potere, a garantire parità ed equità di diritti e di opportunità. Ovvero, consolida un’ulteriore violenza, politica, sottile, sottotraccia, irresponsabile, non percepibile immediatamente. Essere donna, a causa di questa cultura maschilista dominante, ti fa partire da una condizione di handicap. Non è, quindi, solo lo stupro, la sopraffazione o l’omicidio che devastano il quotidiano femminile ma è anche questa distorsione sociale gravissima. Il cambiamento culturale, pertanto, deve partire dalla scuola, dalla politica, dalle organizzazioni del mondo del lavoro, da tutte quelle strutture sociali e istituzionali che costruiscono, tutti i giorni, il vivere comune in Italia. Perché non è vero che ciò accade in tutte le regioni del mondo alla stessa maniera, ci sono Paesi più evoluti dove questi comportamenti non esistono più.
Aggiungo, concludendo e con sincero rammarico, che anche i maschi che gestiscono la cosa pubblica, che “fanno politica”, non sono esenti da questi comportamenti: le battute volgari e sessiste esistono nei luoghi di lavoro, dove sono all’ordine del giorno, e rimbombano anche nei corridoi dei palazzi del potere. Io non ho intenzione, in alcun modo, di stare a guardare. Finora ogni stupida volgarità nei miei confronti ha ricevuto l’equivalente schiaffo morale.
#coraggiodonne