18
Feb
2021
In Commissione Antimafia, nella seduta di ieri, l’ex dirigente regionale Tuccio D’Urso non si è limitato a fornire le sue spiegazioni e i suoi dubbi, come avviene di consueto in questi casi, ma ha fatto mettere a verbale di avere fornito spunti meritevoli anche di una valutazione da parte della magistratura. Difatti, la motivazione principale della convocazione urgente di D’Urso va cercata proprio nelle parole esplosive con cui ha fatto riferimento “agli anonimi possessori della maggioranza del Fondo immobiliare a cui la Regione versa 40 milioni di euro di affitti l’anno, protetti dall’anonimato azionario delle Isole Cayman, e in parte da ben noti proprietari immobiliari siciliani”.
Una vicenda che ruota già da anni attorno alla vendita di 33 immobili della Regione per 200 milioni di euro (cifra ritenuta al di sotto del valore di mercato) finita dentro una specifica indagine delle Procure già nel 2017.
Il governo era quello guidato da Totò Cuffaro. A comprare gli immobili fu il Fondo Fiprs della ex Pirelli Re che “stranamente” li riaffittò alla stessa Regione con canoni di 20 milioni l’anno. Nel frattempo i soci dell’ex Fondo Pirelli Re erano diventati Trinacria Capital e Sicily Investments con sede in Lussemburgo!
Ma c’è anche di più, perché durante il secondo governo Cuffaro fu avviato un “censimento” degli immobili regionali costato l’astronomica cifra di 80 milioni di euro – avete capito benissimo, ottanta milioni! – affidato alla cordata dell’immobiliarista Ezio Bigotti, addirittura già coinvolto in simili inchieste e processi e poi finito al centro di un contenzioso per altre decine e decine di milioni. In totale, sembra siano stati spesi 100 milioni fra il 2007 e il 2009 per un “censimento” che la stessa Regione ha poi bollato come “inutilizzabile”.
INCREDIBILE.
Ma il cuore dell’audizione è ancora un altro. Sempre l’ex dirigente regionale D’Urso sostiene che gli immobili venduti ai Fondi siano stati poi di nuovo affittati dalla Regione, inserendo la clausola che obbliga la stessa Regione a pagare i lavori strutturali e di adeguamento alle norme di sicurezza. Adeguamento in minima parte eseguito. Dunque il personale regionale, secondo D’Urso, lavorerebbe in uffici non a norma che dovrebbero essere adeguati con i soldi dell’affittuario, cioè della Regione, e non del proprietario. Il paradosso dei paradossi, e noi andremo avanti fino alla fine.
