20
Feb
2021
Lo avevo conosciuto in un bar di Vittoria, per caso, seduto ad un tavolino a tre gambe, sorseggiava il suo caffè. Ero lì per un incontro al volo con una giornalista, ma la sorpresa della giornata non furono le notizie di politica ma l’incrocio dei nostri occhi all’interno di quel bistrot locale.
Ero deputata da meno di un mese, quella mattina il viso del Maestro Di Modica mi riportò all’istante alla mia passione più sincera, l’arte. I miei anni all’università, gli studi di architettura, la gioia del disegnare, del dipingere, del progettare e del sognare ad occhi aperti.
Quell’incontro mi rapì.
Ci avvicinammo, era sorridente come un visionario, era gentile come una persona ricca dentro. Non aveva nulla da mostrarmi con il suo abbigliamento da operaio di quella mattina, ma con poche parole riuscì a farmi viaggiare assieme a lui. Sapevo, chiaramente, del suo Toro di Wall Street, e di quella incredibile azione folle di collocare 3 tonnellate di scultura, senza alcuna autorizzazione, proprio a pochi passi dalla borsa di New York.
Solo un visionario poteva permettersi un obiettivo del genere, e solo uno scatenato bohémien poteva sfidare le leggi della capitale del mondo. E lui ci riuscì. E riuscì pure a far diventare nota la sua terra e la sua Città proprio lì dove tutto era già globalizzato e senza più nome.
Arturo Di Modica ha dato tanto a Vittoria e a tutti noi, ora forse è arrivato il momento di invertire i ruoli. Sarà necessario ricompensare la sua opera con una iniziativa che ne ricordi e ne esalti la memoria, l’opera e l’innocente temerarietà umana.
La “via degli Artisti” di Vittoria potrebbe accogliere uno spazio a lui dedicato per raccoglierne, simbolicamente, il testimone visionario. Sarebbe un modo per dare il giusto lustro ad uno dei figli più meritevoli e conosciuti della Città.
Addio Maestro,