Un modello ragusano per il Recovery Plan nazionale

12 Feb 2021

Ieri pomeriggio sono stata ospite della Consulta delle associazioni di categoria della provincia di Ragusa formata da Agci, Cna, Confagricoltura, Confartigianato, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria e Legacoop. Un coordinamento che si prefigge lo scopo di approfondire le problematiche socio/economiche del nostro territorio ibleo e di proporre soluzioni strategiche di sviluppo a tutte le istituzioni ai vari livelli. Tema dell’incontro: il Recovery Plan, opportunamente declinato sulle esigenze della Provincia di Ragusa.
Il Recovery Fund, ovvero il piano finanziario straordinario approvato lo scorso luglio dal Consiglio Europeo, è anche il frutto degli sforzi del Movimento 5 Stelle e del Governo Conte: prevede a livello europeo risorse per 750 miliardi di euro. L’Italia ne sarà il primo beneficiario, con circa 209 miliardi. Ci servirà per uscire da questa crisi e per permettere al nostro Paese di ripartire rimuovendo gli ostacoli che l’hanno frenata negli ultimi decenni. Per usufruire di queste risorse è stato elaborato un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che si sviluppa fondamentalmente secondo sei semplici missioni (1. Digitalizzazione e cultura; 2. Transizione ecologica; 3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4. Istruzione e ricerca; 5. Inclusione e coesione; 6. Salute) e tre grandi obiettivi: la parità di genere, l’accrescimento delle competenze e il riequilibrio territoriale, con particolare attenzione al Mezzogiorno.
Misure e “mission” che sono, fra l’altro, proprio i punti fondamentali su cui il Movimento 5 Stelle si batte da anni e che inserisce di volta in volta nel proprio programma elettorale da realizzare. E stavolta invece gli stessi obiettivi sono quelli su cui si indirizza l’Unione Europea. Verrebbe da dire che se le Regioni e gli Enti locali avessero dato seguito alle tante proposte del Movimento a quest’ora oggi saremmo molto più avanti, magari già con progetti esecutivi. E invece ci ritroviamo a dover iniziare da zero o quasi con una scadenza, quella del 2026, che ci penderà sulla testa. A tal proposito sarebbe meglio non pensare a progetti da “libro dei sogni” ma a misure e interventi mirati e strategici, soprattutto per non rischiare di accollare debiti sullo Stato nel caso in cui gli stessi non venissero realizzati entro il termine previsto dall’Unione.
Il Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021, guidato da Giuseppe Conte, ha approvato la proposta di PNRR che costituisce la base di discussione per il confronto con il Parlamento, le Istituzioni regionali e locali, le forze economiche e sociali, e il Terzo Settore, ai fini dell’adozione definitiva del Piano. Dal 26 gennaio è sul tavolo delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Al prossimo Governo quindi spetterà la redazione concreta e definitiva di tutti i vari progetti esecutivi. Il governo Conte, altresì, durante l’iter di redazione del Piano aveva già ascoltato, in prima battuta, tutte le associazioni di categoria e le sigle nazionali che le rappresentano, mentre nella nostra Isola questo non è stato fatto. A tal proposito sappiamo che per la Sicilia dovrebbero essere disponibili circa 20 miliardi di euro. Peccato, però, che la Regione abbia lavorato alle linee propedeutiche nazionali in maniera alquanto disordinata e lo stesso ha fatto la Commissione Unione Europea dell’Ars stilando paradossalmente due diversi documenti di lavoro con una elencazione di progetti che non collimano fra loro nonostante la maggioranza all’Ars e la maggioranza alla guida della Regione sia la stessa. Chiaramente in un panorama nazionale dove l’unico modo per far valere la nostra voce è quello di portare un documento chiaro, unico e lineare, questo modo di procedere, coi consueti atteggiamenti da primadonna, soprattutto ultimamente da parte del partito locale padano, non può funzionare. Si rischia veramente che i 20 miliardi che sono previsti per la Sicilia facciano la stessa fine di tutti quei fondi europei, miliardi e miliardi, restituiti per mancanza di progetti.
Per andare avanti in maniera lungimirante e razionale ora si tratta, a mio parere, di iniziare a procedere invece in simbiosi con le organizzazioni di categoria di riferimento nazionale e direttamente con il Governo italiano elaborando un modello di pianificazione veramente utile al territorio ragusano. Inutile pensare di trovare competenze e ascolto dagli assessorati elefantiaci dell’Isola o peggio ancora da certi Assessori attuali. Recepiremo le istanze che le locali associazioni di categoria intenderanno portare avanti e assieme avvieremo tutte le interlocuzioni ministeriali necessarie per non farci trovare impreparati difronte a questa enorme iniezione di liquidità che darà nuovamente respiro alla nostra economia. #sudestibleo

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