Si apre, anzi no. L’ordinanza non è chiara!

15 Apr 2020

Mentre in molti comuni della Sicilia alcune attività ieri hanno tranquillamente ripreso a lavorare, a Ragusa, isola nell’isola, si è sollevata molta confusione su chi può riaprire la propria attività e chi no. In particolare ieri alcuni negozi di abbigliamento per bambini e librerie avevano alzato le loro saracinesche ma i vigili le hanno prontamente fatte richiudere. Solo ammonimenti senza verbale.

La causa ti tanta confusione risale  all’ordinanza di Musumeci (Ordinanza contingibile e urgente n. 16 del 11.04.2020. http://pti.regione.sicilia.it/…/p…/portal/docs/151171417.PDF) che si è prestata, evidentemente, a una erronea interpretazione. Di questi tempi anche scrivere 4/5 articoli semplici e chiari sta diventando un problema accademico. Certo non è facile mettere in fila provvedimenti d’urgenza nazionali e territoriali per poi dare seguito alla corretta applicazione. Ed è proprio la vicenda di Ragusa che ne indica con evidenza tutta la portata.

Un’ordinanza regionale di Musumeci di sabato scorso, 11 aprile, di seguito al Decreto di Conte del giorno prima, all’art. 2 afferma che l’efficacia di quattro ordinanze regionali precedenti viene prorogata. Come a dire: andatevi a leggere le altre quattro ordinanze, setacciate bene tutto ciò che non è previsto nel Dpcm e strutturare la vostra interpretazione del caso.
Più o meno sarà successo questo anche a Ragusa visto che, per estremo sentimento del dovere, si è deciso per una interpretazione restrittiva dei provvedimenti emanati da Musumeci stesso.
Quindi, delle due l’una, o chi scrive le ordinanze regionali dovrà prestare più lungimiranza oppure a Ragusa siamo troppo ligi al dovere. La risposta però è arrivata stamattina con una circolare del Dipartimento di Protezione Civile regionale che chiarisce: librerie e negozi di abbigliamento per bambini possono aprire senza alcun problema, anche a Ragusa, così come d’altronde in tutto il resto della Sicilia.

Da un buon punto di partenza come questo, forse, potremmo anche tentare di far fare chiarezza a Musumeci su altre e numerose vicende sospese, ne riportiamo solo tre, per adesso:

1º Per giorni si è paventata l’opportunità di rendere obbligatori per tutti sia le mascherine che i guanti, con relativo scaricabarile di responsabilità da parte di Musumeci al presidente Conte. Ad un certo punto si era parlato anche di distribuzione gratuita a tutti, poi invece la frenata brusca e, a quanto pare, definitiva da parte della Regione: mascherine obbligatorie solo per alcune categorie di lavoratori.

2º Si continua a parlare di impicci e freni alla cassa integrazione in deroga eppure la comunicazione che arriva da palazzo d’Orleans è centrata su velocità, immediatezza, sburocratizzazione. Ma sono solo slogan lanciati ai mezzi di comunicazione oppure si sta veramente provvedendo in tal senso? Ad oggi non ci è dato ancora saperlo.

3º I 100 milioni, provenienti da risorse europee, stanziati da Musumeci ai 390 sindaci siciliani per far fronte alle necessità alimentari dei nostri concittadini a che punto sono? I sindaci che sbandieravano questi soldi in arrivo da Palermo come gli unici fondi su cui poter contare, hanno trovato il coraggio per dire che si erano sbagliati? Che le borse della spesa si riempiono ancora coi soldi del governo Conte, oltre che grazie alle donazioni di comuni cittadini generosissimi?

Ecco quindi che in questo contesto, complicatissimo, bisognerebbe tentare di non accendere gli animi, di non vantare primogeniture, di non invadere i social con fake news o con vanterie. Basterebbe tenere un profilo costruttivo, consono al proprio ruolo istituzionale, cercando di fare squadra. Ma la strada seguita da Musumeci, così come dai suoi alleati di governo nazionale e regionale, a noi sembra un’altra, ovvero il contrario: colpire basso, a ogni occasione, a qualsiasi livello, con toni definitivi. Sia che si parli di immigrati, che di mascherine, che di tamponi, che di chiusure (e affrettate riaperture) o di traghettamenti sullo Stretto. Poi, chiaramente, non ci lamentiamo se dei boss organizzano funerali scortati da droni compiacenti o se certi sindaci vanno in giro, senza guanti e senza mascherine, a distribuire uova di Pasqua creando assembramenti impuniti. Ma su queste vicissitudini Musumeci non ha commenti da fare e non ha ordinanze restrittive da emanare: è vero, ci sono porzioni di territorio siciliano che non lo riguardano, chissà perché.

Ora, purtuttavia, anche nella nostra Isola bisogna pianificare con saggezza la fase due, l’uscita programmata dall’emergenza e cominciare a dare risposte economiche alle problematiche economiche. Non diciamo, chiaramente, di velocizzare o altro, ma semplicemente è necessario dare risposte al mondo produttivo. Il governo nazionale è già su questo binario, in Sicilia siamo un po’ indietro, siamo giustificati dal ritardo dell’ondata di contagi, ma d’ora in poi non ci potranno più essere spazi per ordinanze non chiare o provvedimenti che si accavallino, se ne prenda atto.

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