Maltempo: ingenti i danni nelle aziende di Ispica, Rosolini e Noto. Perde la vita un agente

26 Ott 2019

Rammarico, rabbia e costernazione, questi sono i sentimenti che mi animano in questo momento a causa di quanto avvenuto in queste ultime 24 ore in Sicilia ed in particolare nel territorio di Ispica e Rosolini, oltre che sul versante Pozzallo, Noto, Cassibile, Fontane Bianche.

Ho appreso della visita del presidente Musumeci sui luoghi colpiti dal nubifragio e prendo atto dell’impegno annunciato relativamente all’avvio delle procedure per la dichiarazione dello stato di calamità. Mi sento vicina, altresì, ai familiari dell’agente Cappello e alla loro sofferenza; un altro innocente morto a causa di eventi difficili da fronteggiare.

L’esondazione di fiumi, l’allagamento di interi quartieri, la trasformazione di strade di collegamento, anche importanti, in vere e proprie correnti d’acqua, la mancata rimozione di tronchi e sterpaglie dai letti dei fiumi e dei torrenti, il dissesto idrogeologico diffuso in ogni angolo della nostra terra e della nostra Sicilia, non dovrebbero più farci perdere tempo in polemiche inutili e sterili.

Nell’ultima legge di bilancio nazionale (2019), è doveroso ricordarlo a tutti, il Piano “ProteggItalia” prevede ben 3,9 miliardi per la prevenzione su tutto il territorio nazionale. A tali somme si aggiungono, da noi, gli interventi della Regione. E proprio alcuni giorni fa abbiamo appreso che attraverso una rimodulazione delle risorse del Patto per il Sud – Fondo di sviluppo e coesione, elaborata dall’Ufficio contro il dissesto idrogeologico, diretto da Maurizio Croce, sono stati previsti altri 174 milioni di euro. Addirittura nella relazione dell’Agenzia per la coesione territoriale, del maggio 2018, risulta che la Sicilia sia la regione che ha più risorse, ammontanti a 939 milioni su vari assi e linee di finanziamento. Peccato che gli esiti, in questi anni, non siano stati altrettanto buoni.
Difatti, soltanto il 52% dei progetti finanziati risulta concluso, cioè un intervento su due, contro una media che in tutta Italia è pari al 70%, spendendo pertanto solo il 44% delle risorse (306 milioni su 661). Questi numeri, diffusi dall’Ispra nel suo ultimo rapporto, non possono che destare preoccupazione.

Sono soldi non spesi, interventi non conclusi, tempi di aggiudicazione biblici e, dall’altra parte, interi territori completamente esclusi dagli interventi. Sicuramente c’è qualcosa che non torna. Personalmente credo che la struttura commissariale non stia svolgendo bene il suo lavoro.

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