Coltivare canapa a livello industriale porterebbe particolari benefici socio-economici? Non si tratta di una nuova tesi, ma in questi ultimi anni il dibattito sul tema si è intensificato. Oggi, in difesa di questa verde soluzione, interviene il Meetup di Modica “La canapa come risorsa per l’economia iblea” è infatti il titolo del convegno promosso dagli attivisti modicani, fra gli invitati me e la senatrice Ornella Bertorotta, abbiamo discusso dell’uso della canapa a livello industriale, medico e ludico con l’obiettivo di stimolare le istituzioni a promuovere azioni concrete per cogliere finalmente le opportunità della coltura della canapa per l’economia iblea e in particolare per l’agricoltura.
È significativa la scelta di Modica, per trattare il tema della coltivazione della canapa. Infatti, secondo lo storico Vito Amico che ho citato durante l’intervento, nel 1700 la coltivazione della canapa rappresentava una delle maggiori risorse per gli agricoltori della Contea. Il ritorno delle piantagioni in Sicilia, superati i limiti normativi, verrebbe visto così come una reintroduzione in perfetta linea con la cultura locale e non come novità assoluta, nel 1900 si producevano 100 mila ettari di canapa e oggi solo 3000 mila, l’auspicio è quello di poter tornare a produrla.
Oggi, i paletti legislativi che impediscono la coltivazione della canapa (o cannabis) sono cominciati via via a cadere. Se guardiamo al di fuori del territorio italiano, notiamo come questo avvenga come conseguenza naturale delle discussioni portate avanti anche all’estero, in merito al superamento di quello che alcuni non hanno esitato definire un vero e proprio “proibizionismo”.
I fautori di una più larga diffusione della sua coltivazione, in fondo, hanno diversi motivi per chiedere maggiore spazio di manovra in tal senso, guardando ai dati positivi riscontrati in società ed economie estere. Incontri come questi sono utili proprio per sdoganare il pregiudizio attorno a questa pianta definita sostanza stupefacente, sostanza illegale, e invece abbiamo visto quante potenzialità può avere, impiegata in diverse industrie, agroalimentare, edilizia, cosmesi perché è un prodotto che il mercato richiede, non è deperibile come invece i pomodori, non è in crisi e potrebbe essere una possibilità di occupazione.
Ci sono state molte difficoltà per i pionieri di questo settore, ma grazie anche all’impegno del M5S alla Camera e al Senato, la legge 242 del 2016 oggi permette di coltivare canapa industriale, purché a basso contenuto di THC (la sostanza psicotropa per cui comunemente si condanna l’utilizzo della pianta), che può variare dallo 0,2% al 0,6%.
Ci siamo occupati anche degli effetti terapeutici del prodotto e dunque auspico che anche la nostra regione possa tener conto delle leggi già portate al Parlamento nazionale e possa sviluppare le potenzialità che la canapa può offrire. Come Movimento 5 Stelle regionale siamo pronti a sostenere la proposta. In medicina la canapa si utilizza già da tempo, ma in gran parte essa oggi viene importata dall’estero, con ciò che ne deriva sul fronte delle spese. Ornella Bertorotta, parlando della canapa ad uso medico ha ricordato che grazie ad un emendamento del M5S all’ultimo decreto fiscale, è possibile anche per i privati coltivare la pianta a determinati livelli di THC, se destinata a scopo medico, è ormai famoso l’esempio dell’Istituto farmaceutico militare di Firenze. La coltivazione della canapa, malgrado i molti pareri ancora contrari che ne impediscono l’immediata affermazione, sembra comunque a destare l’interesse dei produttori, che cominciano ad intravedere i benefici socio-economici di una sua maggiore diffusione sul territorio.
Per quanto riguarda la vendita a scopo ludico, attualmente vietato in Italia, abbiamo voluto citare la ricerca condotta da Piero David (ricercatore del CNR), secondo cui, non solo la maggiore diffusione della canapa a scopo ludico permetterebbe di creare nuovi posti di lavoro; in tal senso, viene riportato l’esempio del lontano Colorado, che in questo settore, nel solo periodo che va dal 2014 al 2015 ha visto nascere più di 12mila posti di lavoro (cifra non indifferente su una popolazione complessiva di soli 5 milioni di persone), per un giro d’affari totale di più di due miliardi di dollari. Lo Stato italiano inoltre perde ogni anno dai 5,8 agli 8,5 miliardi di euro in gettito fiscale, mentre la fine del proibizionismo permetterebbe di rafforzare le nostre forze di sicurezza nel controllo del territorio.