Siracusa – Gela: CAS rendiconti le spese al Ministero per ricevere i pagamenti

20 Mag 2021

Da mesi assistiamo ad uno stucchevole tentativo dell’assessore regionale Marco Falcone di attribuire al Ministero per i Trasporti la responsabilità del mancato avanzamento dei lavori della Siracusa – Gela. Ebbene, occorre specificare che se le aziende non vengono pagate è solo responsabilità del CAS che anziché inviare a Roma la dettagliata istruttoria di ogni singola opera, pretende i trasferimenti sulla base di un foglio di carta dove in maniera approssimativa ci sono un elenco di opere fatte e quelle da realizzare. Il CAS rendiconti al Ministero dei trasporti quanto richiesto in termini di legge mentre Falcone e Musumeci smettano di fare disinformazione sulle spalle dei lavoratori.

“Dopo aver letto le dichiarazioni del governatore Musumeci e del suo assessore sul continuo rimpallo di responsabilità che il CAS, indirizza verso il Ministero dei Trasporti sui lavori della Siracusa – Gela, insieme ai colleghi all’Ars Giorgio Pasqua, Stefano Zito, Nuccio Di Paola e Ketty Damante e ai Portavoce nazionali Paolo Ficara, Marialucia Lorefice, Pietro Lorefice e Pino Pisani, abbiamo voluto approfondire la questione con il sottosegretario ai trasporti del governo Draghi Giancarlo Cancelleri.

Risulta evidente come il Mit non aspetti altro che delle rendicontazioni a norma di procedura, cosa che ad oggi non è ancora avvenuta. Quando il ministero avrà la specifica di tutte le somme impiegate, così come previsto dalla legge, potrà trasferire l’intero importo dovuto. Peraltro noi siamo in possesso di questo foglio di carta e si tratta di un documento imbarazzante per approssimazione e forma. Quindi il ritardo nel trasferimento delle somme utili a pagare imprese e lavoratori è imputabile esclusivamente al CAS e quindi alla Regione e non certamente al Ministero. Nel frattempo aspettiamo il completamento del tratto fino a Ispica da mesi annunciato più volte. Quando Musumeci e soci smetteranno di fare polemica e politica di basso livello sulla pelle dei lavoratori e delle imprese, sarà sempre troppo tardi.

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