Una settimana fa Musumeci invocava poteri speciali per la gestione della discarica di Bellolampo, che rischia il collasso tra due settimane, annunciando di chiedere a Gentiloni di dichiarare lo stato di emergenza ambientale. Da Roma non ha ottenuto risposte e ieri in aula affrontando il tema dei rifiuti l’ha dimostrato. Non ha offerto soluzioni, ha fatto solo proclami da campagna elettorale, mentre da quando si è insediato l’unico risultato che ha portato a casa sono solo le dimissioni dell’assessore regionale ai rifiuti Vincenzo Figuccia. Che l’azione del governo Musumeci sia in continuità con quella di Crocetta è del tutto evidente. Non a caso il neo governatore ha messo a capo del Dipartimento rifiuti il medesimo dirigente che guidava l’ufficio speciale per la differenziata nell’era Crocetta. Lanciamo una sfida a Musumeci, se è vero che vuole risolvere il caos rifiuti in Sicilia, dove l’emergenza, come lui stesso l’ha definita, è diventata strutturale, porti entro 60 giorni il nuovo piano regionale dei rifiuti in commissione Ambiente.
Secondo uno studio da noi elaborato, confrontando gli ultimi dati forniti dall’ufficio regionale ai Rifiuti e dall’ufficio speciale per la raccolta differenziata, sul sistema impiantistico regionale per la gestione dei rifiuti in Sicilia, aggiornato al primo quadrimestre 2017, la raccolta differenziata nell’isola si attesta al 24%. L’isola è all’ultimo posto della graduatoria nazionale, peggio fa solo la Calabria. Il dato risulta fortemente condizionato dalla carenza degli impianti. In Sicilia, infatti, risultano attivi solo otto impianti di compostaggio, per una capacità complessiva di 210 tonnellate. Se a questi aggiungessimo i 6 impianti pubblici realizzati e non funzionanti più i 5 privati in costruzione, arriveremmo ad una percentuale stimata di raccolta differenziata superiore al 30% già quest’anno.